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Dipendenze
Questa tematica dal mio punto di vista è molto articolata e delicata da trattare per via delle varie sfumature della personalità che ogni individuo ha.
Vorrei inizialmente portare l’attenzione su come questa problematica si è evoluta nel corso del tempo, aumentando a dismisura sia il numero di persone colpite che le tipologie.
Spesso dagli altri, vengono viste in modo molto negativo e tendono ad avere un atteggiamento altamente giudicante nei confronti dell’individuo che in quel momento ne è colpito portandolo così ad amplificare ancora di più le sue difficoltà.
Nell’epoca odierna sto osservando come molte dipendenze, non sono causate direttamente da qualche momento difficile che le persone stanno attraversando, al contrario vengono indotte dal “mondo tecnologico”, pieno di contenuti e messaggi non sempre consapevolizzati da chi li “riceve” con la conseguenza di non saper compiere la “giusta azione” e cadere nella “trappola” di reagire passivamente a questi stimoli.
Nel corso della mia formazione, durante la lettura del testo di Abraham H. Maslow “motivazione e personalità”, ho trovato un passaggio che mi ha fatto riflettere molto.
L’autore differenzia i desideri dai bisogni in base all’impatto che essi hanno sulla psiche, osservando che se un desiderio non può essere gratificato, non ha un impatto forte sulla psiche, al contrario un bisogno non gratificato può creare delle conseguenze molto importanti soprattutto sul piano mentale ed emotivo.
Quello che sto osservando da un po' di tempo invece è la trasformazione dei desideri in bisogni, che possono generare ansia, paura e in alcuni casi angoscia se non vengono appagati, nonostante non sono di fondamentale importanza.
Un esempio attuale è la dipendenza dagli smartphone collegata a quella di essere costantemente collegati ai vari social.
Ultimamente è diventata tale da creare anche numerose situazioni di pericolo in quanto basta che l’individuo senta il suono della notifica e la reazione automatica è quella di controllare immediatamente cosa arriva, senza curarsi se sia alla guida di un’auto piuttosto che stia facendo un lavoro pericoloso etc.
Secondo il mio punto di vista il “finto bisogno” è percepito talmente alto dalla persona che non riesce a rendersi conto di quello che fa, semplicemente cerca di gratificarlo nel minor tempo possibile senza curarsi delle conseguenze che l’atto può comportare sia a lei che agli altri, il tutto senza accorgersene minimamente in quanto l’azione è inconscia e meccanica.
Questo fa si che lo smartphone diventa un “BISOGNO” a tutti gli effetti, in quanto la mancata risposta in breve tempo ad un messaggio; ad una chat sui social o ad una chiamata, crea un disagio enorme all’individuo che lo riceve perché inizia ad immaginare le “conseguenze” come ad esempio “se non rispondo vengo escluso”, “crede che non voglio rispondere”; “non mi vuole più come amico”; “si arrabbia e non mi chiama più” e la paura di questi pensieri è talmente forte da spingerlo a compiere l’atto a prescindere dal resto.
Ciò per me non significa che avere uno smartphone ed usarlo è una cosa sbagliata, credo invece sia molto importante riuscire a discernere quando è possibile utilizzarlo in base alla situazione.
Ora vorrei portare l’attenzione su altri tipi di dipendenze come ad esempio quelle da sostanze, dall’alcool, dal gioco d’azzardo etc.
Spesso le attività sopracitate, vengono percepite dalla persona come dei “luoghi” di rifugio, che inizialmente sembrano una via per staccare la mente dai continui pensieri distruttivi che possono arrivare da situazioni affettive, sentimentali, scarsa autostima, sconfitte etc. mentre nel tempo si trasformano poi in ulteriore dolore e frustrazione.
In questi casi poi il giudizio a volte molto alto degli altri sullo stato psichico e fisico dell’individuo interessato, fanno si che si senta ancora più solo e si chiuda ancora di più in sé stesso, continuando a dirigere tutte le energie su l’unica cosa che crede sia giusta.
Al contrario credo che un approccio diverso delle persone che vivono attorno all’individuo, sono di fondamentale importanza per iniziare a farlo staccare dalla sua dipendenza.
Se invece di focalizzarsi solo sua parte esteriore si iniziasse a portare l’attenzione al suo “mondo” interiore, si potrebbe scoprire quale/i disagio/i sta provando, riuscendo così iniziare a capire il motivo del suo atteggiamento.
Già da questo primo passo la persona non sentendosi più GIUDICATA, potrebbe iniziare a capire un po' alla volta quanto distruttivo sia il suo comportamento e così iniziare a spostare l’energia su azioni costruttive.
Un altro aspetto per me importante è quello di lavorare sulla volontà, perché spesso il solo VIETARE all’individuo di compiere quel tipo di azione a volte anche pericolosa per sé stesso e per gli altri, non fa altro che alimentare il desiderio di compierla.
Il mio pensiero invece è di fare un lavoro sui contenuti come i pensieri, i vissuti, etc. che hanno fatto scattare questa problematica, aiutando la persona ad osservarli in modo neutro, dando la possibilità di trovare quale sia la sua nuova strada.
Su questo la psicosintesi offre davvero molti spunti, in quanto ad esempio affronta la tematica della volontà da un punto di vista molto diverso rispetto a quello che si è abituati, rendendo così più semplice il percorso.